D'Annunzio e le idee

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Centro Nazionale Studi Dannunziani

Atti del XXXII Convegno di studio, 12 novembre 2005, Pescara

Presentazione di Edoardo Tiboni

Il convegno odierno, pur contenuto in un solo denso giorno, non è certamente in tono minore come si potrà constatare ascoltando le annunciate relazioni. Il tema, originale e non ci risulta sia stato affrontato in modo così compatto nei convegni dannunziani di studio recenti o lontani. D'Annunzio e la cultura europea tra Otto e Novecento di cui il Pescarese fu in certe sue espressioni un protagonista incancellabile. Il discorso riteniamo meriti grande attenzione e merita di essere proseguito, ci auguriamo non in tempi lontani. Grazie pertanto ai relatori che hanno aderito al nostro invito. E a Milva Maria Cappellini per l'intelligenza e la tenacia con cui, superando più d'una difficoltà, è riuscita  a realizzare con il sostegno di Giuseppe Papponetti l'inconsueto progetto. È consuetudine, nell'aprire i nostri convegni, ragguagliarvi brevemente sull'attività del nostro Centro nel periodo trascorso dall'ultimo convegno, quello su "D'Annunzio epistolografo" di cui è uscito sin dal settembre scorso un bel volume di 435 pagine. Dopo il 47° fascicolo dell'aprile scorso, è uscito il 48° numero della nostra semestrale rassegna dannunziana. Vi si pubblica il pressoché del tutto inedito carteggio tra D'Annunzio e il figlio Mario del periodo 1911-1915. Ricorderete che grazie all'instancabile ricerca di Franco Di Tizio, nel numero 47 uscì a sua cura una prima parte del carteggio del Poeta con il suo primogenito relativo agli anni dal 1895 al 1919. Ma ce ne sarà ancora. Di Tizio mi ha annunciato che ha in preparazione, possedendo già i materiali, il carteggio del periodo 1916-1920, 1921-1929 e infine dal 1930 al 1938.
Manca il tempo per soffermarci sui contenuti di questo 48° fascicolo. Accennerò solo al fatto che ancora una volta, con i documenti, viene sfatato l'assunto di un D'Annunzio "padre snaturato". Piuttosto è impressionante come, sia Mario sia Gabriellino, non abbiamo saputo fare a meno, nemmeno ormai abbondantemente adulti, dell'aiuto del padre letteralmente assillato dalle loro richieste economiche. Se una colpa si può addebitare a Gabriele nel rapporto con i due figli, Mario e Gabriellino, è di essere stato con loro troppo cedevole. Diversamente, come sappiamo, il terzo figlio Veniero, seppe cavarsela da solo e per questo ebbe la stima e la considerazione del padre.
Ma poi c'era la madre cui provvedere, pur dalla lontana Arcachon. Da dove il 20 settembre 1912 alle 15.32 partiva alla volta di Pescara diretto alla madre, un telegramma nella sostanza uguale a tanti altri che testualmente annunciava: "Spedirò lunedì cinquecento lire. Trecento per Mario (allora già ventottenne). Non ho potuto prima. Perdonami. Mille baci. Gabriele".
Ma un altro telegramma val la pena di citare per l'insolenza che vi è espressa. Parte il 30 gennaio 1912 da Roma a firma di Mario già come abbiamo ricordato ventottenne, indirizzato al padre "esule" sia pure volontario ad Arcachon. "Indugio angustiarti. Ormai occorrono almeno cinquecento". Insomma, un aut aut con penale per il ritardo.
Ma in questo 48° fascicolo si affrontano altri argomenti, più strettamente inerenti all'opera del pescarese. Li cito soltanto per ragioni di tempo: Milva Maria Cappellini, La Bibbia di Diodati nella Figlia di Iorio, Susanna Pietrosanti Gli occhi del levriero: metafore d'amore e di morte del Poeta, Andrea Lombardino La fiaccola sotto il moggio e i canti popolari di Tommaeseo, Antonio Stifani Più che l'amore: la moneta falsa di D'Annunzio. Infine Giacomo D'Angelo compie un lungo e sapido percorso tra epistolari e biografie, da Lucini all'Andreoli, per concludere con Henry de Montherlant: "quali siano stati gli errori e i difetti di D'Annunzio, non è comune misura tra questo grande artista e i tristi petomani che ridono di lui".
Concludo informando su due altri nostri impegni annuali. Il Premio Internazionale di poesia che il nostro centro promuove insieme all'università di Chieti-Pescara è alla sua quarta edizione. Il primo a riceverlo nel 2002 fu Yves Bonnefoy, nel 2003 fu la volta di Mario Luzi. Fu l'ultima uscita pubblica del grande poeta fiorentino con cui abbiamo avuto decenni di frequentazione stimolante, in occasione soprattutto dei Premi Flaiano di cui fu presidente della giuria letteraria succedendo a Carlo Bo. Nello scorso anno fu premiato un altro poeta di caratura universale, il siriano Adonis. Ora dovremo procedere, e lo faremo quanto prima, alla scelta della quarta edizione che consegneremo nella prossima primavera.
Se nomi tanto illustri hanno gratificato il nostro impegno di questi ultimi anni con il Premio di poesia, una battuta d'arresto segna il più longevo Premio di saggistica dannunziana-Ivanos Ciani. La nosta speranza è che si tratti soltanto di un rinvio. Faremo di tutto per non interrompere una tradizione che merita di continuare per onorare gli studi di saggistica dannunziana e la memoria di colui a cui il premio si intitola, l'indimenticabile Ivanos Ciani.

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