Gabriele d'Annunzio nasce a Pescara da Francesco Paolo e Luisa de Benedictis il 12 marzo 1863.
A 11 anni viene iscritto alla prima classe ginnasiale nel prestigioso collegio "Cigognini" di Prato dove il futuro poeta si rivela un fanciullo prodigio.
Ancora liceale, nel 1879, pubblica le poesie di Primo vere che gli valgono il crisma di un critico noto come Giuseppe Chiarini. Segue una seconda raccolta ispirata dal primo amore, Giselda Zucconi (Lalla), pubblicata sotto il titolo Canto novo da Angelo Sommaruga.
Conseguita la licenza liceale, trascorre le vacanze estive a Francavilla al mare insieme con il pittore Francesco Paolo Michetti, il musicista Paolo Tosti e lo scultore Costantino Barbella.
Nel novembre si trasferisce a Roma. Nella capitale D'Annunzio è personaggio da salotto e brillante giornalista. Collabora a «Cronaca bizantina», «Capitan Fracassa», «La Tribuna».
Nel 1882 pubblica i bozzetti abruzzesi di Terra vergine, di isperazione verghiana.
Flaubert, Zola e Maupassant influenzeranno la novellistica successiva: Libro delle vergini e San Pantaleone, poi definitivamente sistemato nelle Novelle della Pescara, pubblicate nel 1902.
Il 28 luglio 1883, sposa, dopo una fuga romantica, Maria Hardouin dei duchi di Gallese che gli dà presto il primogenito Mario.
Al gusto decadente e preraffaellita della stagione romana sono ispirate le poesie Isaotta Guttadauro del 1886 (poi confluite nell'Isotteo e La Chimera) e Intermezzo di Rime del 1893.
Vi si interpongono le Elegie romane, nel 1887, dal titolo goethiano, entro lo schema del viaggio in Italia come paese dell'anima, e il Poema paradisiaco edito nel 1893, ispirato a «una bontà colloquiale e malinconica che preannuncia la poesia crepuscolare».
A un anno di distanza dalla nascita del secondogenito, che porta il suo nome, nell'estate del 1887 il Poeta compie una crociera a Venezia che gli ispira L'armata d'Italia (sui problemi della Marina). In omaggio alla città che lo affascina, chiama Veniero il terzogenito.
Al gusto decadente s'informa il primo romanzo Il piacere pubblicato nel 1889 il cui protagonista, Andrea Sperelli, diviene il prototipo di un dandy sospeso tra estetismo ed erotismo.
Concluso il servizio militare lascia Roma, invivibile per i debiti che ha contratto, e si trasferisce nel convento di Francavilla.
A Pescara conosce la principessa Maria Gravina Cruyllas di Ramacca, sposata con il conte napoletano Anguissola, che soppianterà la sua ultima fiamma, Barbara Leoni (Barbarella).
La sperimentazione in prosa prosegue con il racconto lungo Giovanni e Episcopo (1891), di sapore dostoevskiano, e con i romanzi l'Innocente (1892) e Trionfo della morte (1894) con forti chiaroscuri psicologici.
Il 9 gennaio 1893, dal rapporto con la principessa napoletana nasce Renata, detta Cicciuzza, la figlia prediletta. Nel giugno dello stesso anno muore il padre lasciandogli un'eredità di debiti che si sommano ai suoi; poco dopo si trasferisce a Francavilla, nel Villino Mammarella.
Fra il 28 ottobre 1894 e il 30 giugno 1895 compone Le Vergini delle rocce che pubblica a puntate sul «Convito». La scoperta del pensiero di Nietzsche di cui risentono Le Vergini, novelle poi raccolte in volume, e il viaggio in Grecia compiuto nello stesso anno segnano una svolta nel pensiero e nell'arte dannunziana «fra idea di superuomo e celebrazione del mito greco».
E intanto cresce il sodalizio artistico e affettivo con l'attrice Eleonora Duse.
Trasferitosi in Toscana, che gli appare come la nuova Grecia, D'Annunzio vive come un principe del Rinascimento nella lussuosa villa della Capponcina, accanto ad Eleonora Duse, nel rapporto spiritualmente più ricco avuto in mezzo a tanti amori fugaci.
Nel 1897 viene eletto deputato nelle file della Destra. Il deputato della bellezza frequenta poco il parlamento e decide, con una repentina conversione a sinistra, di tentare la rielezione fra i socialisti. Ma non gli riesce.
Di lì a poco annuncia anche alla stampa l'intenzione di costruire un grandioso teatro en plein air ad Albano.
Gli anni della Capponcina e il sodalizio con la grande attrice sono i più fertili sia in ambito teatrale che romanzesco. Nella tragedia La città morta del 1898, suggerita dagli scavi micenei dello Schliemann, D'Annunzio propone la ricreazione moderna dei grandi miti tragici. L'opera debutterà a Parigi nella traduzione di Hérelle, interpretata da Sarah Bernhardt.
Seguono Francesca da Rimini, nel 1901 e nel 1904 La figlia di Iorio, capolavoro di ambiente abruzzese e straordinaria tragedia pastorale.
Nel romanzo Il fuoco, edito nel 1900, rivivono nell'atmosfera magica di Venezia l' amore infedele del Poeta con la Duse e meditazioni sull'arte. In poesia compone il ciclo delle Laudi. Nelle intenzioni dovrebbero essere sette libri.
Nel maggio 1903 esce Maia, quindi, a fine anno, Elettra in cui celebra gli eroi dell'azione dell'arte e Alcyone, vero capolavoro del ciclo in cui narra la parabola di un'estate marina in una Versilia trasformata in mito panico e sensuale.
Al ciclo si aggiungeranno Merope, a lode dell'impresa libica, e Asterope, versi ispirati al primo conflitto mondiale.
Alla fine del 1904 rompe il legame con la Duse. Alessandra di Rudinì, vedova Carlotti, poi monaca in odore di santità, è la sua nuova compagna alla Capponcina. Lusso e sperpero contrassegnano il regime di vita della nuova coppia.
Scrive per il teatro La Fiaccola sotto il moggio, la Vita di Cola di Rienzo e la prima di una progettata serie di Vite degli uomini illustri e degli uomini oscuri.
Mentre Alessandra (Nike) si ammala gravemente, D'Annunzio, pur continuando ad assisterla, frequenta Luisa Casati Stampa (detta Corè) e si invaghisce della contessa Giuseppina Mancini (Giusini o Amaranta) che ben presto soppianterà la nobile ristabilitasi, ma sempre preda del "mostro vorace della morfina".
Nel 1906 D'Annunzio compone Più che l'amore, tragedia d'impronta nietzschiana, clamorosamente fischiata.
Nel 1907 si accinge a una nuova tragedia, La nave, che riscuoterà, invece, enorme successo.
Giusini, combattuta fra la passione per il Poeta e il legame con il marito, perde il senno e viene ricoverata in una casa di cura.
La disperazione dell'amante è consegnata a un diario che uscirà postumo, sotto il titolo Solus ad solam.
A Roma, D'Annunzio conosce la ventiseienne Natalia de Goloubeff, la nuova musa ispiratrice di Fedra.
Torna al romanzo con Forse che sì forse che no, un inno alla velocità e al rischio, proprio mentre i futuristi pubblicano il loro primo manifesto.
Nel disordine finanziario, assediato dai creditori, nel 1910 ripara in Francia. A Parigi prima, presso l'hotel Murice, e poi nella villa detta Le Chatelet, ad Arcachon, sulle rive dell'Atlantico.
Avvia un nuovo legame con la pittrice americana Romaine Brooks (Cinerina) ed inizia a frequentare i più bei nomi della Ville Lumiére, Robert de Montesquiou, Ida Rubistein, Maurice Barrès, Claude Debussy.
A partire dal luglio 1911 pubblica regolarmente sul «Corriere della Sera» brevi prose di memoria con il titolo Faville del maglio.
Sul quotidiano appariranno anche le Canzoni delle gesta d'oltremare, che costituiranno il quarto libro delle Laudi, Merope.
Nel 1911 compone, in francese, Le martyre de Saint Sébastien, musicato da Debussy.
Nell'aprile del 1912 muoiono Pascoli e l'amico Bremond: per commemorarli scrive la Contemplazione della morte. Segue la sua prima sceneggiatura cinematografica, La crociata degli innocenti.
Nel 1913 per il film Cabiria dell'italiano Pastrone scrive le didascalie, ripubblica la Vita di Cola di Rienzo con l'aggiunta di un lungo Proemio e compone il breve romanzo La Leda senza cigno.
Nel 1914, allo scoppio della grande guerra, consegna al «Figaro», l'Ode pour la rèsurrection latine con accenti fortemente antitedeschi.
Il 4 maggio 1915 rientra in Italia e il giorno successivo pronuncia a Quarto (Genova) un acceso discorso interventista, a fianco dell'Intesa.
Prosegue la campagna a Roma e, dopo l'entrata in guerra dell'Italia, si trasferisce a Venezia, nella Casetta Rossa sul Canal Grande.
Si arruola e si rende protagonista di clamorose imprese: diviene marinaio, fante, aviatore.
In un incidente aviatorio avvenuto il 16 gennaio 1916 resta ferito e perde l'occhio destro.
Durante il periodo in cui è costretto, dai medici, all'immobilità, scrive il Notturno (completato e pubblicato nel 1921). Questa prosa introspettiva e paratattica, oltre che impressionistica, già latente nei Taccuini privati, si svilupperà nei due tomi Le faville del maglio del 1924 e del 1928 e nel Libro segreto che sarà pubblicato nel 1935.
Molte le epiche imprese compiute (voli su Cattaro, Pola, Trieste, Vienna, Beffa di Buccari), ma non mancano anche nuovi legami sentimentali: con Luisa Baccara e Olga Levi, per citare i più noti.
Durante il periodo bellico pubblica i Canti della guerra latina (che costituiranno il quinto libro delle Laudi), sul «Corriere della Sera».
Conclusasi la guerra, deluso per la «vittoria mutilata», decide di occupare Fiume, alla testa di volontari nazionalisti. Il "Comandante", il "Reggente del Carnaro", occupa la «Città di vita», alla quale dà una costituzione, la "Carta del Carnaro", dal 12 settembre 1919 alla fine delle tragiche giornate del Natale di Sangue del 1920, dopo il riconoscimento del Trattato di Rapallo.
L'intervento delle truppe italiane spinte dagli alleati, costringe D'Annunzio ad abbandonare Fiume.
Il Poeta si ritira, nel gennaio del 1921, nella villa presso il lago di Garda che ribattezza "Il Vittoriale degli Italiani" e che trasforma in un monumento di sé medesimo e della Grande Guerra.
Una misteriosa caduta dalla finestra, avvenuta nel 1922, gli impedisce forse di avere un ruolo decisivo negli eventi che conducono al successo del Fascismo. Formalmente vicino a Mussolini, con sostanziale e reciproca diffidenza, D'Annunzio si chiude sempre più in un romitaggio lussuoso e malinconico. È adorato dagli ammiratori, celebrato da un'edizione nazionale dell'Opera omnia, ma sempre più isolato dal potere politico e dalla nuova cultura.
Quando Fiume viene annessa all'Italia, il 15 marzo 1924, su proposta di Mussolini, il Re lo nomina "Principe di Montenevoso".
Con i lavori di ampliamento del Vittoriale, sovvenzionati dal regime che intende così emarginarlo in una dorata prigione, proseguono anche gli scritti dell'ultima stagione. Dopo Notturno (1921) è la volta di Le dit du sourd et du muet, in francese antico, un terzo tomo delle Faville, che insieme con altri appunti andranno a comporre il Libro segreto (1935) e Teneo te Africa (1936).
Muore per emorragia cerebrale, nella stanza della Zambracca, al Vittoriale, alle ore 20,05 del 1° marzo 1938.