Atti del 29° Convegno di Studio, 25-26 ottobre 2002, Chieti-Pescara
• Presentazione di Edoardo Tiboni •
Questo 29° Convegno di studi del nostro Centro è dedicato all'ultimo D'Annunzio, al D'Annunzio segreto. Il solitario "operaio della parola" come amò definirsi, durante le ore notturne, nella solitudine e il silenzio che non rompe il lieve palpito del Garda, affronta la sua ultima prova, forse la più tormentata. Sono le prose autobiografiche in cui, nel tentativo di scrollarsi di dosso il peso della vecchiaia, che definisce "lugubre", "esosa", torna alle immagini, ai sogni e ai presagi dell'adolescenza, alla sua Pescara, agli anni del collegio.
La sua arte, ne ha certezza, ha raggiunto il culmine. Scrive, nel Libro segreto "Ora che so alfine quale sia l'essenza dell'arte, ora anch'io posseggo la compiuta maestria, ora che dopo cinquanta libri ho appreso come debba esser fatto il libro, ora non ho se non il vespro di domani per esprimermi per intero, non ho se non il vespro di domani per cantare il mio "Canto novo" e per illudermi d'esser lieto...
Il libro segreto è il punto di arrivo dell'esperienza prosastica del D'Annunzio notturno, che per frammenti esprime il proprio dramma, conclude l'attività letteraria. E' il testamento spirituale e artistico del poeta e dell'uomo, che nonostante, il desiderio, la speranza di illudersi, di potersi illudere, non può che concludere con il terribile tetrastico: tutta la vita è senza mutamento...
Ma se in questi giorni affronteremo il "Libro segreto" e più ampiamente il D'Annunzio segreto, dal "Notturno" in poi, praticamente l'ultimo D'Annunzio, non è con questo che consideriamo concluso il nostro discorso critico sul Pescarese avviato ventitré anni fa con Eurialo De Michelis, Ettore Paratore, Geno Pampaloni, Guy Tosi e tanti altri protagonisti della storia e della critica letteraria. C'è, come sappiamo, tanto ancora da studiare, da approfondire su D'Annunzio, la sua opera, la sua vita. E il lavoro filologico sul Nostro è pressoché inesauribile. Ne avremo conferma già dai lavori di stamani.
Pertanto continueremo nel nostro impegno, affidandoci particolarmente alle nuove leve di dannunzisti. Se nel lungo lavoro di tutti questi anni un piccolo titolo di merito ci attribuiamo è quello di aver più ancor che favorito, stimolato il coinvolgimento, la partecipazione ai nostri studi dannunziani di forze fresche che, ormai da qualche lustro, stanno dando contributi davvero significativi.
Nel conseguimento di questo obiettivo l'aiuto per un ventennio datoci dal caro e indimenticabile Ivanos Ciani è stato e resta fondamentale. Mi attendo per uno dei prossimi convegni da qualcuno di voi un contributo critico esaustivo sugli studi dannunziani di Ciani che si affianchi al lavoro di Giuseppe Papponetti e Milva Maria Cappellini, l'anno scorso pubblicato, sugli scritti dannunziani del filologo toscano.
Questo nostro Istituto intende dunque proseguire nella sua opera, anche per sopperire alle sempre più gravi carenze altrui. Stiamo predisponendo una Fondazione che raccolga le esperienze che si sono andate formando ed esprimendo, in questi decenni, in organismi che hanno sinergicamente operato su più fronti della cultura e dell'arte nel nostro territorio.
Questa fiducia nel futuro si è rafforzata in questi ultimi mesi grazie ad un evento molto significativo. Abbiamo stretto un accordo di collaborazione con l'Universià degli Studi Chieti-Pescara che si intitola a Gabriele d'Annunzio. Primo frutto di questa intesa, l'istituzione di un Premio internazionale di poesia di 10.000 euro, intitolato a D'Annunzio e che, in questa prima edizione, abbiamo ieri sera consegnato nell'Aula Magna dell'Università ad un illustre poeta francese, Yves Bonnefoy. Domani sera, a conclusione del convegno, consegneremo il premio di saggistica dannunziana.
La collaborazione con l'Università, che si deve alla lungimiranza del Magnifico Rettore Franco Cuccurullo, andrà rafforzandosi sin dall'anno prossimo grazie anche alla collaborazione con la Facoltà di Lettere di cui è Preside Gaetano Bonetta.
Non sempre gli studi dannunziani da noi promossi hanno trovato fertile accoglienza nel nostro stesso territorio. Costringendoci talvolta a dover difendere la stessa sopravvivenza del Centro. Ora, credo di poter dire, si apre una nuova pagina, che non dovrà certamente restare bianca.